Vitivinicola

APPROFONDIMENTO

 

La DOC Friuli è divenuta realtà nel luglio 2016. La denominazione regionale unica, dopo numerosi tentativi, giunge alla formale costituzione, in seguito alla presentazione della domanda firmata da oltre mille e settecento aziende del Consorzio delle DOC FVG.

Le DOC del Friuli Venezia Giulia vennero riconosciute tra la fine degli anni ’60 ed i primi anni ’80, mentre successivamente vennero riconosciute anche le IGT “Venezia Giulia”, “delle Venezie” e “Alto Livenza”. Non si realizzò all’epoca, invece, una Denominazione d’Origine regionale, sebbene le prime discussioni su questo tema risalissero agli anni ’70 ed un tentativo fallì nel 2013.
Oggi è maturato il tempo per una produzione capace di unire, senza far perdere l’identità dei singoli, che rende più solide le aziende vitivinicole del Friuli Venezia Giulia. Dal punto di vista ampelografico sono state escluse dal disciplinare le varietà che caratterizzano fortemente zone geografiche piccole, soprattutto autoctone. Sono inseriti invece, i vitigni più diffusi che dovrebbero garantire maggiori possibilità commerciali. Rientrano nel perimetro della DOC unica le superfici interessate dalla viticoltura riconosciute con una DOP preesistente.

Le produzioni regionali risultano diversificate e interessano soprattutto i bianchi (e a seguire i rossi ed i rosati). Le produzioni di qualità con una denominazione DOP, all’interno del territorio regionale, possono contare una base ampelografica piuttosto diversificata, potendo contare su 13 varietà internazionali, che hanno trovato anche in Friuli Venezia Giulia una rapida diffusione, grazie alla loro ampia adattabilità a differenti ambienti pedoclimatici.
Sono presenti poi una nutrita schiera di vitigni autoctoni (13 in totale), caratterizzati da un elevato pregio e spiccati caratteri sensoriali. È il caso ad esempio delle due DOCG Ramandolo e Picolit, due vini che rappresentano il fiore all’occhiello del panorama enologico del Friuli Venezia Giulia e che vengono ottenuti in aree piuttosto circoscritte all’interno della DOC Colli Orientali del Friuli Venezia Giulia. Altre varietà riconosciute come autoctone e che rappresentano produzioni più significative in termini quantitativi rispetto alle DOCG, sono rappresentate dal Friulano, dalla Ribolla Gialla, dal Verduzzo Friulano e dal Refosco dal Peduncolo Rosso.

Il Friuli Venezia Giulia conta 14 riconoscimenti (10 DOC e 4 DOCG) e 3 IGT.

Tra i vini DOCG vi sono: Colli Orientali del Friuli Picolit, accompagnata oppure no da una delle seguenti sottozone: Cialla; Ramandolo; Rosazzo; Lison.

Tra i DOC: Carso Collio; Friuli Annia; Friuli Aquileia; Friuli Colli Orientali, accompagnata oppure no dalle sottozone: Cialla o Ribolla Gialla di Rosazzo o Pignolo di Rosazzo o Refosco di Faedis o Schioppettino di Prepotto; Friuli Grave; Friuli Isonzo; Friuli Latisana; Lison-Pramaggiore; Prosecco (gli ultimi due sono interregionali).

Tra gli IGT vi sono: Venezia Giulia; delle Venezie; Alto Livenza (gli ultimi due sono interregionali).

Nella cartina viene riportata la localizzazione e la distribuzione delle diverse zone DOC sul territorio regionale:
 

Fonte: Consorzio delle D.O.C. - F.V.G.
La superficie vitata regionale nel 2016 risulta nel complesso pari a circa 23 mila ettari.

Rispetto al 2015, la superficie è cresciuta nel 2016 con un tasso pari al 3,3%. Il fenomeno è dovuto all’espansione del prosecco, il quale attualmente prevede una superficie di circa 3 mila ettari. L’ampliamento della superficie dei nuovi impianti da destinare alla denominazione Prosecco, è una linea di indirizzo contenuta nella OCM vini della regione. La resa di uva a ettaro prevista nel Disciplinare del Prosecco corrisponde a 180 kg/ha, mentre per le altre denominazioni è di 110 kg/ha. Pertanto, si sta assistendo ad una conversione degli impianti verso questa varietà, a scapito delle varietà tradizionali.

Riguardo la produzione di barbatelle, l’Italia è il leader mondiale e il Friuli Venezia Giulia, dove si trova il più grande vivaio del mondo, è il primo produttore a livello nazionale. La barbetella insieme al portainnesto, dà vita alla piantina che, nel vigneto, costituirà la singola vite dedicata alla produzione di uva. È la barbatella a determinare la qualità di uva e di conseguenza di vino che il produttore vuole ottenere.
Nei vivai viticoli italiani sono state coltivate nel 2016 circa 170 milioni di barbatelle, tra franche e innestate, di cui 94 milioni solo nel Friuli Venezia Giulia.

L’Italia è il primo Paese esportatore di barbatelle nel mondo. Vengono vendute a 35 Paesi sia europei che extraeuropei e i maggiori flussi sono diretti ai Paesi viticoltori dell’UE: la Francia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e i Paesi dell'Est-Europa.

Nel 2016 la produzione italiana di barbatelle ha superato il valore di 237 milioni di Euro. In Italia sono 420 le aziende che si occupano della coltivazione di barbatelle con un totale di circa 2000 addetti.
La maggior produzione regionale è situata a Rauscedo e coinvolge non solo i 250 soci e loro familiari, ma anche molti lavoratori della zona e di paesi terzi, per un numero totale di oltre 2000 addetti. Il più grande vivaio al mondo si trova in Friuli Venezia Giulia e si chiama Vivai Cooperativi Rauscedo (VCR).
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