Frutticoltura

APPROFONDIMENTO

 

La frutticoltura professionale in FVG è praticata storicamente nelle zone pianeggianti e collinari della regione. 
Negli ultimi anni è segnalata una progressiva contrazione delle superfici dedicate, dovuta sia alla bassa redditività della produzione, che al crescente interesse degli agricoltori per la coltura della vite. 
Le produzioni sono principalmente costituite da mela e da kiwi, anche se sono presenti dei frutteti residuali a pesca e pera collocati nelle aree di bonifica. 
In FVG esistono oggi due grossi impianti per lo stoccaggio della mela (Melajulia e Friulfruct) ed uno per lo stoccaggio del kiwi (FriulKiwi). 
Mela Julia ha sviluppato una linea succhi (marchio Pomis) i cui prodotti sono oggi presenti nei canali della GDO e nelle Horeca nazionali.


L’evoluzione reale e stimata delle superfici destinate può essere riassunta nella tabella sotto riportata:
 
Superficie melo FVG 2007 1.400 ha
Superficie melo FVG 2012 900 ha
Superficie melo FVG 2014 700 ha
Previsione superficie melo FVG 2018 500 ha
Produzione mele  FVG 280.000 q/anno
Produzione mele per industria FVG 40.000 q/anno

Per quanto riguarda il kiwi si possono ricordare i seguenti dati:
 
Diffusione pianura pordenonese e udinese
Superficie a impianti FVG 650 ha
Coltivazione a lotta integrata 85%
Coltivazione biologica 15%
Produzione kiwi FVG 130.000 q/anno
Commercializzazione Friulkiwi (40%) e altri (60%)
 

Le aziende dedicate ai fruttiferi sono diminuite del 30% nel decennio 2000-2010, ma hanno aumentato la loro superficie media (da 1,7 a 2,5 ettari) e la superficie totale in regione (oltre il 4% in più).
 
Oltre tre quarti degli ettari coltivati a frutteti sono dedicati alle due principali colture fruttifere: il melo e l’actinidia (kiwi). Più della metà degli ettari destinati all’actinidia e oltre il 42% di quelli destinati a melo sono collocati nella provincia di Pordenone.
La superficie attualmente impegnata da coltivazioni a olivo e altri fruttiferi è di circa 3000 ha. Esistono ancora limitati impianti dedicati sia alla prugna che ai frutti di bosco, la cui contrazione è sintomatica della crisi di mercato a cui questi prodotti vanno in contro insieme alla pesca ed alla pera, non disponendo sul territorio di strutture adatte di raccolta, stoccaggio e commercializzazione.
Fonte: ISTAT

 
Ciò nonostante anche la produzione primaria sia di mela che di kiwi segnala sia le necessità di un significativo rinnovamento dei frutteti (per età e perché tecnicamente superati), di un miglioramento dal punto di vista delle strutture/attrezzature aziendali, e di attenzione rivolta all’innovazione di prodotto e servizio.
Infatti se negli anni ‘90 il settore della mela aveva trovato parziale ristoro dall’entrata in esercizio di una serie di piccoli impianti dedicati alla produzione di succhi di mela limpidi pastorizzati. Il passaggio all’euro e la seguente congiuntura economica hanno portato questi prodotti poco più che artigianali fuori mercato e, ad eccezione di un’unica cooperativa locale, incapaci di attrarre in modo sostanziale l’interesse dei consumatori.
La frammentazione della produzione e l’incapacità di investimento in nuove tecnologie sia di trasformazione che di confezionamento, stanno pesantemente condizionando queste realtà produttive e conseguentemente la capacità di valorizzare la mela di seconda scelta e quella destinata all’industria.
Dal punto di vista della compatibilità ambientale e dell’adesione a certificazioni, le produzioni convenzionali sono spesso svolte con tecniche inadeguate, mentre quelle biologiche sono limitate ed eccessivamente basate su varietà autoctone.
 
Dopo la moda degli oliveti nella prima decade del 2000, negli ultimi anni si sta diffondendo velocemente l’attività di corilicoltura. I noccioleti ad oggi hanno una superficie di circa 100 ha con un notevole trend di crescita delle superfici, con l’obbiettivo dichiarato di giungere ai 10.000 ha in pochi anni.
Questa nuova opportunità sembra non essere una mera moda grazie all’accordo con alcuni player nazionali del settore dolciario che già oggi offrono contratti di acquisto delle produzioni. 
La coltivazione del nocciolo in Friuli Venezia Giulia è, inoltre, una realtà emergente e in costante crescita poiché la nostra regione è pedologicamente e climaticamente vocata a questa coltura che si è naturalmente diffusa con varietà spontanee in varie aree del territorio.
Attualmente, dei 100 ettari presenti, gli alberi hanno un’età tra 1 e 5 anni di cui il 50% giovani e una piccola parte già in produzione. La diffusione è a “macchia di leopardo” e va dal Friuli Collinare fino al codroipese e nel pordenonese nelle zone di San Quirino, Zoppola, Chions fino al Veneto.
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