Cereali, prodotti da forno e dolciari

APPROFONDIMENTO

 

Uno studio condotto dalla facoltà di ingegneria dell'Università di Parma, intitolato "Quali prospettive globali per il comparto alimentare? Analisi di scenario e tendenze al 2050", ci descrive una società in cui, trascurando i fattori climatici che regolano la coltivazione e la gestione del territorio, i consumatori "globalizzati” potranno avere a disposizione cibi internazionalizzati, cibi regionali e cibi speciali di alta gamma.
I cibi regionali fanno parte delle cucine tipizzate e tali, si consolideranno in determinate aree, simili o assimilate culturalmente ma territorialmente ben circoscritte.
I cibi internazionalizzati sono quelli vocati al consumo di massa (pizza, pasta, cous-cous, ma anche hamburger, caffè, ecc.) e continueranno inarrestabilmente la loro internazionalizzazione. Questa caratterizzazione regionale ed internazionale dei cibi, che per quanto attiene ai consumi, ha già raggiunto quantità prossime all’85% del totale del mercato alimentare mondiale, porterà inevitabilmente ad un ulteriore diffusione di monocolture produttive in vaste aree geografiche, colture in genere a basso margine di redditività, che potranno incrementare il loro valore di contribuzione solo se concentrate in poche aziende multinazionali dell’agricoltura.​​​​
I cibi speciali e di alta gamma sono costituiti da materie prime alimentari connotate come prodotti caratteristici, che in parte troveranno interessanti mercati in piccole aree, con caratteristiche climatiche ed antropiche molto peculiari e in parte saranno destinate al confezionamento di cibi con altissimo valore aggiunto. In questa fascia, per qualità e prezzo, si posizionano quindi le colture per la produzione di cibi tipici regionali, come le conserve animali, i prodotti ittici crudi (affumicato ed essiccato), alcuni tipi di molluschi, le preparazioni da forno e dolciarie.

 
Da questo studio si evidenziano due scenari, entrambi perfettamente percorribili ed entrambi con un comune denominatore: la filiera.

Da una parte quindi è importante specializzarsi creando mangimi di qualità, in grado di soddisfare le esigenze di produzione della zootecnica regionale (filiera carne in cui la filiera salumi fa da traino, filiera latte e derivati, e filiera ittica).
Dall'altra parte, sviluppare accordi di produzione per realizzare prodotti alimentari semilavorati o finiti con un elevato valore aggiunto.
 
Nel contesto regionale, oltre la metà della superficie coltivata a seminativi è destinata alla cerealicoltura. Il settore dei cereali è da sempre un settore rilevante per l’agricoltura regionale, ma negli ultimi anni si è assistito ad una variazione delle superfici dedicate a colture storicamente rappresentative del settore, che si sono via via ridotte.

In regione è stata raggiunta una elevata capacità produttiva, soprattutto per quanto riguarda il mais, per il quale è stato adottato un sistema colturale basato sulla progressiva intensificazione di interventi irrigui, di input agrochimici e di lavorazioni dei terreni, raggiungendo una specializzazione tecnico organizzativa che ha permesso di fornire produzioni unitarie molto elevate. In questi ultimi anni alcune problematiche di natura fitosanitaria, unitamente a problemi di scarsità d’acqua dovuti a prolungati periodi di siccità, hanno contribuito a danneggiare la qualità e la quantità delle produzioni. Anche la crisi del comparto zootecnico, con l’addozione delle quote latte e la chiusura di quasi un centinaio di stalle e l’aumento del costo delle materie prime, hanno di fatto contribuito al cambiamento.

Vanno nella direzione di porre rimedio a queste criticità, alcuni interventi previsti dalla nuova Politica Agricola Comunitaria e alcune misure introdotte dal PSR 2014-2020 della Regione FVG. Questi interventi, oltre ad abbassare l’impatto ambientale delle colture, hanno influito sulla diversificazione delle semine degli ultimi anni. Inoltre alle politiche che possono aver disincentivato la coltivazione di mais e al continuo innalzamento dei costi di produzione, va di pari passo un costante calo dei prezzi.

Facendo un quadro riassuntivo dell’organizzazione colturale dei seminativi ad oggi presente in Friuli Venezia Giulia (rif. anno 2017), possiamo definire questo scenario:

Decisamente più importante invece è il contesto delle industrie di trasformazione del comparto presenti in Regione. Sul territorio troviamo aziende come Roncadin, Delser-Quality Food Group ed Euro Cakes-Bouvard, che assumono una posizione di leader a livello mondiale nella produzione di prodotti da forno e bakery.
Abbinato ai trasformatori finali, è anche importante la presenza di diversi molini dislocati sul territorio regionale, sia di tipo industriale che artigianale.
Da segnalare infine la presenza dell’Oleificio San Giorgio che si occupa della trasformazione di semi oleosi e cereali per finalità alimentari, zootecniche e industriali.

Il settore cerealicolo, in questo caso fa da vero traino per l’economia agroindustriale regionale, sia per il fatturato prodotto che per il valore dell’export.
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