· Sara, come si è riorganizzata la vostra azienda per l'emergenza Covid-19??
· Cosa vi aspettate dal futuro? Come si trasformerà il settore agroalimentare post-Coronavirus secondo voi?
Per il futuro ci auguriamo il meglio, perché la negatività di certo non aiuta. L’agricoltore, meglio di chiunque altro, sa adattarsi alle peggiori situazioni perché è abituato ad aver a che fare con l'incontrollabile natura e dover reagire in caso di avversità. L’anno scorso abbiamo perso quasi tutta la produzione estiva a causa della cimice asiatica, l’anno prima per una violenta grandinata. In questo momento nelle mani dell’agricoltura c’è una grossa opportunità: quella di farsi conoscere e apprezzare come l’unico settore che non si ferma e non si fermerà.
Non ci arrendiamo e crediamo che l’agroalimentare possa essere da esempio per altri settori più in difficoltà.
· Quale valore aggiunto dà il Friuli Venezia Giulia alla vostra azienda?
Il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni italiane più ricca in termini di biodiversità. Ed è proprio la biodiversità il nostro valore aggiunto, che sfruttiamo coltivando tutto quello che questa bellissima terra può offrirci.