BIOECONOMIA

La bioeconomia usa risorse rinnovabili invece di risorse fossili. Le bioraffinerie sono il cuore pulsante della bioeconomia, ovvero svolgono il ruolo centrale di convertire intelligentemente biomassa e rifiuti biogenici attraverso tecnologie efficienti e innovative in una miriade di prodotti a base biologica come alimenti, mangimi, fibre, materiali, sostanze chimiche e bioenergia.

I prodotti e i materiali a base biologica garantiscono un ciclo del carbonio più equilibrato rispetto alle alternative fossili. Ciò è legato al fatto che la velocità con cui l’anidride carbonica viene emessa dai prodotti a base biologica corrisponde alla velocità con cui essa è stata sequestrata nella biomassa, sfruttando la capacità del mondo vegetale di fissare l’energia solare che arriva sulla terra attraverso la fotosintesi clorofilliana.
Proprio la capacità peculiare del mondo vegetale di accumulare energia sotto varie forme rende il mondo rurale e agricolo uno degli ecosistemi fondamentali per garantire alla crescente popolazione mondiale le risorse di cui necessita ed uno sviluppo sostenibile dell’economia del pianeta.
Nello scenario nazionale ed internazionale in cui i temi propri della bioeconomia hanno ormai assunto grande rilievo, anche per gli ormai innegabili effetti che le emissioni dei gas serra legati all’uso di risorse fossili hanno sul clima, il ruolo che compete alla regione Friuli Venezia Giulia, da sempre ad elevata vocazione rurale ed agricola, è sicuramente di primo piano.

La peculiare configurazione del tessuto produttivo del Friuli Venezia Giulia, infatti, ben si configura allo sviluppo di attività di bioeconomia. Le caratteristiche del Friuli Venezia Giulia sono le seguenti:

  • Il Friuli Venezia Giulia è una regione a forte vocazione rurale con una significativa quota di territorio dedicato a coltivazioni seminative (principalmente cereali e oleaginose) che producono quantità significative di residui, che possono essere impiegate come materie prime di produzioni bio-based anche a livello industriale;
  • Il Friuli Venezia Giulia ha una quota significativa di zone costiere e di acque lagunari ed interne. Una potenziale risorsa per la produzione delle biomasse di domani: le alghe.
  • Il Friuli Venezia Giulia dispone di un patrimonio di conoscenze e infrastrutture storicamente connesse ad attività produttive di bioeconomia (sito industriale di Torviscosa) e strutture di ricerca e di formazione (UNIUD e UNITS) in grado di proiettare le attività produttive già esistenti verso la bioeconomia del futuro. La bioeconomia, infatti, rappresenta un rinnovato sistema economico caratterizzato da una elevata capacità di trasformare e valorizzare in loco le risorse prodotte da uno specifico territorio (bioeconomia circolare).
Da questo punto di vista assume particolare rilievo la specializzazione esistente in Friuli Venezia Giulia in relazione allo sfruttamento della superficie agricola che incide sul suo territorio. I principali dati sulle destinazioni d’uso sono riassunti dal seguente schema:
Di fatto il Friuli Venezia Giulia dispone di circa 130.000 ha di terreno coltivato con seminativi in grado di fornire materie prime ed esternalità a filiere di trasformazione capaci di aggiungere valore ai prodotti di origine vegetale, rispettando la destinazione alimentare delle loro produzioni.
E’ il caso questo della soia che, pur se di origine lontana, ha trovato in Friuli Venezia Giulia un luogo adatto alla sua crescita rigogliosa e dove sono già parecchie le aziende che hanno trovato il modo di trasformarla e di valorizzarla in un’ottica di bioeconomia circolare.
Così, in Friuli Venezia Giulia esistono aziende che dalla soia producono derivati alimentari quali il tofu e prodotti di quinta gamma da esso derivati, ma anche olio e farine ad alto contenuto proteico per l’alimentazione animale ed infine anche alcune trasformazioni industriali a più elevato contenuto tecnologico dove derivati della soia vengono utilizzati per produrre acidi grassi etossilati per applicazioni nei settori dei materiali polimerici biodegradabili.
Tra le opportunità di sviluppo della bioeconomia del futuro vanno sicuramente citate anche le potenzialità delle esternalità quali “materie cellulosiche di origine non alimentare” costituite principalmente dalle paglie e dalle stoppie legate alle produzione cerealicole che ne producono mediamente circa 3,5-4,5 ton/ha.

E’ assolutamente ragionevole che in un'ottica di sviluppo della bioeconomia regionale vi sia lo spazio per realizzare nuovi impianti di trasformazione di materie cellulosiche, le cui tecnologie sono già oggi disponibili su scala industriale, per la produzione di biocombustibili liquidi di seconda generazione.
Esiste quindi in Friuli Venezia Giulia una capacità produttiva di “materie cellulosiche di origine non alimentare” il cui potenziale economico rimane tutto da esplorare.

In definitiva il Friuli Venezia Giulia, per le sue notevoli risorse biogeniche (boschive, acquicole e agricole), si presenta al cospetto di potenziali investitori come una tra le aree territoriali europee più vocate allo sviluppo di nuovi progetti di bioeconomia non solo in ambiti in cui da sempre storicamente è presente quali agricoltura, cibo&bevande e industria del legno arredo, ma anche in settori innovativi e poco presidiati quali biocombustibili, prodotti farmaceutici e nutraceutici bio-based e sostanze chimiche e materiali bio-based.

Biogas

Attualmente nella Regione Friuli Venezia Giulia sono presenti circa 71 impianti a biogas con taglia media di 700 kW e sono alimentati soprattutto con prodotti agricoli poiché hanno una composizione più uniforme e ciò semplifica la gestione dell’impianto. Tali impianti sono localizzati principalmente nelle pianure di Udine e Pordenone.

La maggior parte degli impianti viene alimentato con un misto di reflui zootecnici e insilati di cereali, esistono comunque anche impianti che si approvvigionano esclusivamente si insilati o solo di reflui zootecnici.

Nel corso degli ultimi anni i processi di digestione anaerobica hanno avuto un notevole sviluppo e numerose sono state le esperienze di utilizzo di differenti biomasse. Ad oggi sono utilizzabili liquami zootecnici, biomasse da colture dedicate, fanghi di depurazione, frazione organica rifiuti urbani, residui agricoli e rifiuti dell’industria agroalimentare. La scelta delle matrici organiche da utilizzare è strettamente connessa alle logiche gestionali dell’azienda, quali:
· Scegliere di utilizzare i reflui o i rifiuti aziendali;
· Scegliere di reperire biomasse dedicate;
· Scegliere di reperire sottoprodotti idonei a costi contenuti;
Quindi la resa in biogas è necessariamente dipendente dal tipo di matrice selezionata ed utilizzata.

Foresta - legno

Secondo le stime del terzo Inventario Forestale Nazionale e dei serbatoi forestali di Carbonio (INFC) la superficie forestale italiana sta aumentando. Anche la superficie forestale del Friuli Venezia Giulia negli ultimi decenni ha confermato il progressivo aumento. Nel corso del 2014, l’impiego del legno da foresta complessivamente è stato pari a 19.544 mc e di 35.351 mc se si considera anche l’utilizzazione fuori foresta. In particolare, l’80,88% è destinato a legname da lavoro e il 19,12% ad uso energetico; le perdite di lavorazione in foresta si attestano intorno all’1,65%.

Importante percorso di valorizzazione delle foreste avviato dalla regione Friuli Venezia Giulia è la certificazione forestale. Attualmente la superficie forestale certificata secondo gli standard PEFC è di 81.913 ettari, di peccete montane, abieteti, piceo-abieteti, abieti-piceo-faggeti, faggete a cui si aggiungono circa 1960 ettari di pioppeti certificati.
La superficie certificata della regione rappresenta il 9% delle superfici certificate in Italia, mentre la superficie a pioppeto raggiunge il 35% degli impianti italiani.

Il patrimonio forestale del FVG ed il suo attuale livello di sfruttamento si può così schematizzare:
 

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