Quando vari esperti di nota fama in questo settore, proprio perché coinvolti con le passate iniziative, ci dicono che il marchio IO SONO FVG “non è evocativo” in realtà stanno parlando del fatto che un marchio per poter trasmettere un messaggio deve prima di tutto stabilire un legame ideale tra chi lo propone e chi lo legge. Non parliamo quindi di pura semantica, ma di sentire comune.
In poche parole le iniziative passate sono state cannibalizzate dal Friuli Venezia Giulia stesso o da alcuni dei suoi abitanti che non hanno saputo o non hanno voluto, per motivi che non vogliamo qui discutere, condividere con gli altri 1.250.000 residenti un’idea di comunità di intenti e di valori che sapesse andare oltre l’individualismo, che tanto fu la fortuna del nord-est degli anni 90, quanto oggi ne rappresenta un limite alla crescita.
Ma quindi qual è la differenza di questa iniziativa rispetto alle precedenti?
"Io Sono Friuli Venezia Giulia" parte proprio da questa debolezza per proporre un percorso di crescita.
Innanzitutto il nuovo Marchio premia le imprese dell’intera catena alimentare (dalle piccole aziende agricole di montagna, ai grandi supermercati) che si impegnano nello sviluppo sostenibile del nostro territorio regionale. Ovvero quelle imprese che hanno comportamenti economici (es. filiera di approvvigionamento etica e chiara), ambientali (es. uso energia rinnovabile, gestione degli scarti e dei rifiuti...) e sociali (es. agevolazioni ai dipendenti con famiglia o quelli con disabilità, aiuto alla comunità locale...) positivi e che quindi valorizzano il sentire comune condiviso da tutti gli abitanti della nostra regione. Infatti non dimentichiamoci che proprio le doti di laboriosità, solidarietà e rispetto sono quelle che emergono nella nostra regione in particolari occasioni e che tutti ci riconoscono dicendo “lavoratori, gente seria”.
Questo è il principio da cui siamo partiti. Poi abbiamo aggiunto un secondo elemento importante: poterlo inserire sull’etichetta dei prodotti. Quindi le imprese che si riconoscono nei principi sopra descritti trasferendo il valore del loro operato sul territorio, lo possono indicare sui propri prodotti quando assicurino per questi ultimi, un ragionevole contenuto di materia prima locale.
Ma quanto è "ragionevole"?
Facciamo un paio di esempi...
Per un formaggio sicuramente si può ritenere possibile l’uso di solo latte regionale considerate le quantità disponibili in surplus rispetto ai consumi.
Per un noto dolce della tradizione a forma di chiocciola (che indubbiamente è regionale), pretendere che la frutta secca sia “made in FVG” sarebbe assurdo.
Ovviamente tutto questo con la massima trasparenza: il sistema marchio "Io sono Friuli Venezia Giulia" consentirà grazie alla digitalizzazione di vedere che il cacao utilizzato in un dolce è un ottimo “amarillo del Perù”, mentre le uova, la farina e il latte impiegati nella pasta sono prodotti di origine locale FVG. Tutto talmente trasparente che i consumatori potranno addirittura visitare virtualmente le aziende agricole ed i produttori locali sfruttando la tecnologia “street view”. Quindi un friulano d’Australia acquistando una Gubana a Sidney potrà, con un comune smart-phone, spiegare e mostrare ai suoi amici cosa ha di così speciale la nostra Regione, la sua terra.
Bene, dietro al nuovo marchio c’è tutto questo che lo rende “il marchio che mancava”.
Ma quanto costa organizzarlo e usarlo?
Le risposte sono: poco (grazie alla collaborazione di un valido team di professionisti regionali) e niente (grazie alla digitalizzazione della piattaforma operativa su cui lavora).
Quanto abbiamo investito? Tanto.
Infatti è tanta la speranza che finalmente ci sia stato un passaggio generazionale anche in Friuli Venezia Giulia e si abbia il coraggio di andare oltre idee e concetti desueti.
Perchè richiederlo? Perchè l'augurio è che quell’aquila oro ed azzurra nascosta nel logo del marchio voli lontano, portando il settore agroalimentare del Friuli Venezia Giulia al riconoscimento a livello nazionale ed internazionale che merita.