L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari aumenta: presi di mira oli vegetali e prodotti lattiero-caseari

L’indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari ha registrato un aumento nel mese di gennaio, l’1,1% in più rispetto al mese di dicembre. Questo indice misura le variazioni mensili a livello internazionale dei prezzi degli alimenti comunemente scambiati.
A registrare l’aumento più pesante sono stati gli oli vegetali, evidenziando un incremento del 4,2% su base mensile. L’aumento nelle quotazioni di tutti i principali oli è causata anche dall’innalzamento delle tariffe del petrolio greggio. Gli aumenti maggiori da segnalare sono:
  • Sull’olio di palma, su cui gravano i timori di una possibile diminuzione della disponibilità di esportazioni dall’Indonesia (principale esportatore a livello mondiale);
  • Sull’olio di colza, a causa della continua stretta sui rifornimenti;
  • Sull’olio di semi di girasole, a causa di una stretta sui rifornimenti e dell’aumento della domanda di importazioni a livello internazionale.
La stessa sorte capita ai prodotti lattiero-caseari, al cui aumento di prezzi contribuiscono:
  • gli incrementi per latte scremato in polvere e burro;
  • un calo della disponibilità di prodotti per l’esportazione nell’Europa occidentale;
  • le aspettative di produzione di latte al di sotto della media in Oceania.
Concorrono a questo strozzamento per i prodotti lattiero-caseari i ritardi accumulati nella lavorazione e nel trasporto, riconducibili alla mancanza di manodopera dovuta dal Covid-19.

Non manca inoltre in questi giorni un grido di allarme sulle principali commodity cerealicole. I venti di guerra in Ucraina, "granaio d'Europa", soffiano forte e le prime burrasche su grano, mais e soia non hanno tardato a palesarsi. Coldiretti denuncia aumenti già del 10% sui prezzi medi FAO e situazioni di scarsità nella disponibilità. Ricordiamo che l'Italia del "Made in Italy" è deficitaria per più del 60% delle materie prime cerealicole impiegate nelle produzioni alimentari.
 

Peste suina: EFSA mette in guardia su mangimi, lettiere e trasporti

L’ultimo parere dell’EFSA sulla peste suina africana esamina il rischio che il virus venga introdotto in regioni dell’UE ancora indenni attraverso canali come mangimi, materiali per lettiere e veicoli per il trasporto di suini vuoti di ritorno dalle zone colpite. 

Il parere conclude che il potenziale di trasmissione tramite queste vie è più basso rispetto ad altre (ad esempio il trasferimento di maiali domestici vivi o il contatto tra cinghiali selvatici e maiali domestici ) ma il rischio non può essere escluso completamente.

E’ stato sviluppato un modello per classificare il rischio connessi alle diverse vie – o matrici – usando i risultati di un esercizio di elicitazione della conoscenza di esperti (EKE). L’EKE si è basato su evidenze provenienti da una ricerca in letteratura e da una consultazione pubblica.

Diciassette prodotti e matrici sono stati valutati e classificati per la loro probabilità relativa di venire contaminati dal virus nelle zone interessate dalla PSA e di infettare i suini in zone indenni. I mangimi composti (pastone, pellet), gli additivi per mangimi e i veicoli contaminati sono risultati essere in cima alla classifica.

Per ridurre il rischio che il virus venga introdotto negli allevamenti suini tramite mangimi, materiali da lettiera e veicoli da trasporto, il parere scientifico raccomanda la stretta osservanza dei processi di decontaminazione e di immagazzinaggio del caso per tutti i prodotti movimentati da zone interessate dalla PSA a zone indenni.

Greenwashing

Greenwashing significa convincere i consumatori di essere un brand attento alla sostenibilità, mentre in realtà non è così. Essenzialmente, vuol dire "condire" i propri prodotti in salsa green senza meriti, per indurre i potenziali acquirenti ad acquistare qualcosa di "buono per il pianeta", anche quando non lo è. Un’operazione di marketing, dunque, volta a far credere che un’azienda sia molto attenta all’ambiente, quando, in verità, l’unico obbiettivo è il profitto.

Il termine "greenwashing" è stato usato per la prima volta da un attivista americano per denunciare una pratica molto comune negli alberghi, che facevano leva sul senso di responsabilità ambientale dei clienti chiedendo di non mettere a lavare la biancheria ogni giorno. L’intento, però, era tutt’altro che ridurre l’impatto della struttura sull’ecosistema: le motivazioni, infatti, erano esclusivamente (o prevalentemente) di tipo economico. Un esempio semplice, ma perfetto per descrivere che cos’è davvero il greenwashing.

Ma quindi, come lo riconosciamo? Capire se ci troviamo davanti a un tentativo di greenwashing è più semplice di quanto si possa pensare. Le aziende che davvero puntano alla sostenibilità e per cui la salvaguardia dell’ambiente è un vero valore, infatti, sono generalmente molto trasparenti. Basterà dare un’occhiata a siti ed e-commerce per accorgersene. Al contrario, le aziende che cercano di dare forzatamente una veste green ai propri prodotti utilizzano molto accuratamente le parole, ma ben poco i fatti.

Approfondimento

Rapporto One-Health sulle zoonosi

A fine febbraio 2021 con un leggero ritardo rispetto alla consueta uscita annuale, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno pubblicato il rapporto annuale sulle zoonosi, agenti zoonotici e sui focolai epidemici di malattie a trasmissione alimentare, relativo ai dati raccolti nel 2019, da 36 Paesi europei (28 Stati membri UE e 8 non-membri). 

Nell’uomo, le infezioni da Campylobacter spp. si confermano la malattia più frequentemente riportata, rappresentando da sole il 50% di tutte le segnalazioni (220.682 casi confermati). Seguono le infezioni da Salmonella spp. (87.923 casi confermati), da Escherichia coli produttore di Shigatossina (STEC) (7775 casi confermati) e da Yersinia enterocolitica (6961 confermati).

Listeriosi (2621 casi confermati) e infezioni da West Nile virus (WNV, 443 casi) sono le zoonosi che danno esiti più gravi: quasi tutti i casi confermati hanno richiesto l’ospedalizzazione e il decesso è avvenuto in 1 caso di listeriosi su 5 e in 1 caso di WNV su 10.

Il rapporto EFSA-ECDC riporta inoltre dati su zoonosi non prioritarie in UE, il cui monitoraggio varia da Paese a Paese in funzione della situazione epidemiologica quali Toxoplasma gondii, rabbia, Coxiella burnetii (febbre Q), e tularemia.

Nel 2019, 27 Paesi dell’Unione europea hanno segnalato 5175 focolai epidemici di origine alimentare responsabili di 49.463 casi, 3859 ricoveri ospedalieri e 60 decessi (venti in più rispetto al 2018, +50%). Nei focolai epidemici, Salmonella è l’agente maggiormente identificato (926 focolai) ed è anche quello che ha richiesto il maggior numero di ricoveri (1915). Le principali fonti di infezione sono state "uova e prodotti a base di uova", seguiti da "prodotti da forno", "carne di maiale e prodotti derivati" e "alimenti composti".

Listeria monocytogenes è l’agente infettivo più dannoso: da solo è stato responsabile di oltre la metà dei decessi registrati in corso di epidemia (31 casi, 10 in più rispetto al 2018 e 29 in più rispetto al 2017).

Il Rapporto One Health 2019

Imperversa la minaccia della Peste Suina

Dopo la regione del Brandeburgo, in Germania, nei giorni scorsi anche la Sassonia ha dovuto registrare il primo caso confermato di Peste suina africana. La Peste suina africana non solo si sta avvicinando minacciosamente al nostro Paese, ma rappresenta un pericolo di dimensioni enormi soprattutto da un punto di vista economico.

"Il rischio che ci preoccupa maggiormente nella trasmissione del virus della Psa – spiega Francesco Feliziani, Responsabile di laboratorio presso il Centro di referenza per le pesti suine presso l’Istituto zootecnico sperimentale dell’Umbria e delle Marche, – è rappresentato dalla contiguità, anche se fortunatamente abbiamo ancora una sorta di cuscinetto costituito dall’Austria e dalla Slovenia che al momento ci difende dai Paesi europei infetti. Di certo quello che sta avvenendo in Germania non può farci stare tranquilli e nonostante l’Italia abbia a disposizione un Piano di emergenza elaborato dai ministeri delle Politiche agricole e dell’Ambiente, organizzato e coordinato che permette ai Servizi veterinari di intervenire immediatamente laddove si dovesse manifestare una segnalazione, occorre adottare tutte le misure preventive previste a iniziare dalla difesa delle nostre periferie, affinchè i cinghiali potenzialmente infetti non entrino in contatto di rifiuti alimentari e tanto meno vengano alimentati dalle persone, senza dimenticare l’applicazione rigorosa in allevamento di tutte le misure di biosicurezza affinchè il virus non entri in porcilaia”.

Come per il CovSars2, anche per la Psa l’unica soluzione al momento è rappresentata dalla scoperta di un vaccino che ancora non c’è. Eppure qualcosa all’orizzonte si sta delineando.

Nutrinform: arriva la risposta italiana all'etichetta a semaforo

La ministra Teresa Bellanova ha firmato il decreto che introduce il logo nutrizionale facoltativo denominato NutrInform Battery, la risposta italiana al Nutriscore francese, “finalizzato – si legge in una nota delle Politiche agricole – a rendere più facilmente leggibili da parte dei consumatori le informazioni nutrizionali degli alimenti e ne sancisce le norme relative al suo utilizzo”.
Una volta firmato da gli altri due ministeri competenti – Sviluppo economico e Salute –  il provvedimento sarà inviato per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e quindi le aziende alimentari potranno volontariamente scegliere se adottare sul frontespizio delle confezioni questo tipo di “riassunto” nutrizionale.

Scopri il Nutrinform

Previsioni non promettenti per l'industria alimentare

Quasi due aziende su tre nell'industria alimentare attendono un calo del fatturato del 2020.
Per effetto delle dinamiche innescate dal lockdown (tra cui il sostanziale blocco dell’Horeca, i cui consumi valgono il 34% del totale food&beverage Italia) e delle incertezze legate all’evoluzione dell’emergenza sanitaria, solo il 20% delle aziende prevede un incremento del giro d'affari in Italia e all’estero; per il 15% il turnover sarà in linea con l’anno precedente, mentre per il 62% l’anno si chiuderà con una contrazione delle vendite che, per il 38% supererà il 15%  in valore. 

Video della presentazione dei dati Nomisma

Ghost Kitchen

Nell'era post-Covid, quali sono le opportunità per il food delivery? 

Secondo Ansa: "Le cosiddette ghost kitchens, le cucine fantasma, ossia strutture per cucinare che producono cibo solo per la consegna, senza aree per mangiare sul posto o dedicate ai clienti, potrebbero creare un'opportunità globale di $ 1 trilione di dollari entro il 2030, secondo l'analisi Euromonitor di luglio 2020, che considera questo settore parte in accelerazione di un nuovo ecosistema in cui rientrano anche i virtual restaurants, ristoranti virtuali di marche alimentari che esistono solo online senza luoghi fisici".
 
Ma cosa prevede la normativa per i ristoranti virtuali?
 
Nel caso si voglia aprire un “ghost restaurant” o “ristorante virtuale” l'iter è davvero semplice per chi già possiede un locale a norma, tradizionale. In questo caso basta creare la nuova “insegna virtuale”, decidere il proprio menù e affiliarsi a una qualche piattaforma di food delivery.
 
Chi invece decide di avviare una nuova attività di “dark kitchen” cioè una cucina dove preparare i cibi solo per le consegne online, senza un vero ristorante tradizionale alle spalle, deve partire da zero. L’operatore deve notificare la sua attività attraverso il SUAP del Comune di appartenenza evidenziando la voce “Produzione di alimenti in cucina domestica”.
 
In sintesi è necessaria una SCIA sanitaria per i requisiti dei locali come previsto dal Regolamento CE n. 852/2004.
 

Etichetta Salva-Salumi

Con un decreto interministeriale, sottoscritto dai ministri dell'Agricoltura, Sviluppo economico e Salute, è arrivato il via libera all'etichetta con l'indicazione di provenienza su salami, mortadella, prosciutti e culatello "per sostenere il vero Made in Italy e smascherare l'inganno della carne tedesca o olandese spacciata per italiana".

Il decreto prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette dei salumi le informazioni relative a:

  • “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali);
  • “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali);
  • “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali).
Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia.

Ennesimo terremoto in arrivo nel mondo delle carni?

Dalla scorsa settimana i contagi da Coronavirus coinvolgono nuovamente la filiera alimentare. In particolare, gli occhi sono puntati sul comparto della carne.
Approfondimento

Consumi della soia in aumento

La produzione mondiale di soia per la stagione 2020-21 è prevista in aumento dell’8% (362,8 Mio Tons) rispetto alle stime della stagione attuale. Per Stati Uniti e Brasile, principali Paesi produttori di Soia, è previsto un aumento delle aree coltivate e dalle rese dei terreni.

Ciò anche in risposta alle previsioni per il consumo per l’annata 2020-21, previsto ad un livello record. In questo quadro, la Cina dovrebbe rappresentare oltre la metà della crescita dei consumi globali nel 2020/21, grazie soprattutto all’espansione della mandria suina cinese che si sta riprendendo dalla febbre suina africana. 
Fonte: Teseo

Coronavirus: le linee guida per la ristorazione

Un confronto fra le linee guida per il settore Horeca appena rilasciate dall'Inail con quelle dei nostri vicini austriaci. Analizziamo assieme le differenze.
Leggi l'approfondimento

Denuncia dei sindacati: lavoratori dell'industria alimentare senza contratto da 5 mesi

I Segretari regionali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil del Friuli Venezia Giulia attaccano duramente Federalimentare, accusata di aver interrotto la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale scaduto a fine novembre 2019. La questione coinvolgerebbe 400mila addetti in Italia e circa 8.000 nella nostra regione. 
Secondo il comunicato trasmesso dai rappresentanti dei lavoratori, in negoziato nazionale è stato interrotto a febbraio per un atteggiamento ‘altalenante’ e di ‘rimando’ da parte di Federalimentare, ancora prima dell’epidemia Covid-19. 
I sindicati esprimono "un forte rammarico, per un’occasione persa e aspettative tradite verso lavoratrici e lavoratori che in questi mesi di emergenza non hanno fatto mancare nulla alle aziende".  
Leggi l'articolo sul Friuli

CORONAVIRUS: PRECAUZIONI PER AZIENDE PRODUTTIVE IN RIAPERTURA

Sono state pubblicate dalla Regione FVG le misure generali per la ripresa del lavoro di tutte le attività produttive. Comunicate anche le indicazioni per la gestione dei test diagnostici nella sede di lavoro e dei soggetti "suscettibili". 
Leggi i comunicati

CORONAVIRUS: LATTIERO-CASEARIO FVG IN CRISI

A causa del Coronavirus, un appello è stato lanciato dall'Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari - Stefano Zannier - che si è rivolto alle aziende lattiero-casearie: "Usate latte FVG". Per far fronte al crollo della domanda, che a sua volta sta causando il mancato ritiro del latte dai produttori locali, è importante che le imprese sostituiscano gli approvvigionamenti di latte estero con quello degli allevamenti friulani.
Leggi la notizia

CORONAVIRUS: NESSUN RISCHIO SANITARIO DAL CIBO MADE IN FVG

La Grecia avanza l’ipotesi di una certificazione virus-free per il commercio estero di prodotti agroalimentari ma la richiesta è priva di alcun fondamento scientifico. Al momento non c'è nessun rischio sanitario per il cibo made in FVG.
Approfondimento

Nuove indicazioni per l'utilizzo della canapa negli alimenti

Mentre in Friuli si discute sugli aspetti di tecnica di coltivazione della canapa, come la meccanizzazione, lo stoccaggio ed un centro di prima trasformazione, dal Ministero arrivano indicazioni sul limite di THC ammissibile negli alimenti.
Approfondimento sulla coltivazione della canapa in FVG

Imperversa la Peste Suina

Germania in allerta per i casi di Peste Suina registrati a soli 200 km da Francoforte. Dalla Polonia, si teme il contagio in altre nazioni europee.
Approfondimento

Il nuovo regolamento UE relativo ai controlli alimentari

In Regione, lo scorso 22 novembre, è stato spiegato il nuovo regolamento UE relativo ai controlli ufficiali sugli alimenti. Il riassunto dei chiarimenti fatti nel nostro approfondimento.
Approfondimento

I prezzi della soia in aumento

I consumi di soia sono in continua crescita e, vista la minore produzione attesa, lievitano i prezzi.
Approfondimento

Aflatossine: un po' di chiarezza

In passato ci sono stati alcuni casi che hanno creato delle controversie interpretative con delle aziende della filiera lattiero-caseario locale, oggi il sistema sanitario regionale del Friuli Venezia Giulia ha deciso di fare un po’ di chiarezza sulle modalità di approccio della ricerca e controllo di aflatossine nel latte.
Approfondimento

Occhio alla pasta

Ultime settimane di ottobre con alcune segnalazioni su prodotti provenienti dall'Italia: 
  • Insetti in confezioni di pasta
  • Cattivo stato igienico e conteggio troppo alto di mesofili aerobici in panna cotta con crema al caramello 
Le segnalazioni dal 15 al 31 ottobre

Occhio al pesce

Prime settimane di ottobre caratterizzate da segnalazioni sul pesce: 
  • Tracce di acido akadaico rilevate in cozze provenienti dall'Italia
  • ​​​​​​​Vongole italiane con alto livello di Escherichia Coli
Le segnalazioni dal 1 al 15 ottobre
News
Tour Produzioni Agroalimentari delle Prealpi Friulane Orientali
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Eventi
Dimostrazione tecnica di attrezzature per la raccolta delle olive ed esposizione di altro materiale che interessa il mondo dell’olivicoltura
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