Innovare è sinonimo di
cambiare, che significa compiere delle
scelte cercando di indirizzare il proprio futuro verso degli
obiettivi.
Scegliere o affidarsi al fato? Da sempre è uno dei dilemmi che turba l’animo umano, sviluppato da scuole di pensiero tanto antiche, quanto moderne. In realtà, il decidere di non compiere delle scelte per modificare la propria
prospettiva è anch'esso una scelta o, per dirla in modo moderno, una
strategia.
In questi mesi COVID sono state fatte delle scelte senza precedenti per il nostro paese, di cui percepiamo i frutti in questi giorni. Altre
strategie inedite dovranno essere adottate nelle prossime settimane, fenomeno che sta dando origine a diatribe mediatiche spesso poco focalizzate sugli esiti, quanto più basate su rendita di posizioni politiche. Soprattutto i prossimi 18 mesi ci porranno di fronte ad uno snodo molto importante sia per il nostro paese, sia per la nostra regione.
Il normale “vuoto” tra un ciclo di
programmazione comunitaria e l’altro è stato sostanzialmente annullato dall'
esigenza di interventi. Nella pratica, quindi, i cicli di programmazione non solo saranno continui, ma praticamente sovrapposti. Le scelte di strategia che dovranno essere fatte per i prossimi sette anni (e i relativi fondi di investimento) rischiano così di essere
condizionate sia da un fattore di “continuità”, sia dalla crisi portata dal Coronavirus.
Non per niente si parla di iceberg.
Nella figura abbiamo riportato uno schema che ci fa capire quale sia la dimensionalità e la conseguente confidenza connessa all’
innovazione di qualunque sistema.
Il riquadro (A) indica l’investimento in innovazione che si basa su
processi nuovi per sviluppare
prodotti nuovi è sicuramente una delle opzioni di scelta più difficili da analizzare e da prendere. Infatti, non esistono elementi certi per ridurre le variabili.
Sicuramente l’investimento in
prodotti o progetti “vecchi” che sfruttano
processi e competenze noti (riquadro C) permette una migliore
valutazione d’impatto. In questa condizione, però, perderanno il
vantaggio competitivo che sicuramente la prima opzione ci offre.
Le due opzioni intermedie (B + D), normalmente le più utilizzate, permettono una sostanziale
riduzione delle incognite a vantaggio di una maggior
confidenza. E’ però altrettanto chiaro che scendere dal dominio A a quello C comporta una consistente riduzione d’impatto dell’innovazione.
A questo schema semplificato possono poi essere aggiunti altri driver che tendono condizionare le scelte indipendentemente dal loro impegno tecnico. Parliamo di burocrazia, ambiente di sviluppo, sostenibilità aziendale e condizioni ambientali. (
Figura a dx)
Insomma, il percorso di analisi di scenario e scelta (
processo di scoperta industriale) che insieme al territorio affronteremo durante quest’estate nella
revisione della Strategia di Sviluppo Intelligente (
Smart Specialization Strategy - S3) sarà piuttosto complesso e richiederà il contributo di tutti per far in modo che le sfide divengano
opportunità. Allo stesso modo le condizioni ambientali a contorno, sebbene drammatiche, debbono rimanere nella categoria degli incidenti senza trasformarsi in pietre d’inciampo della strada verso il futuro.
Così in questa e-news spazio a chi è
artefice delle proprie scelte, fiero dei risultati raggiunti:
l’esempio della PPL EcoQua,
la spesa Sostenibile ed il contributo del BIO, un
in bocca al lupo a Piva Enzo e alla giovane Eva, cambio generazionale che porta con sè un nuovo marchio e look; infine le
novità del Movimento Turismo del Vino e le
prospettive del settore Carni Suine.
Connecting dots…towards the future!